Affido figli, tempi uguali con i genitori per ritrovare la serenità
Interessante pronuncia della Corte di Appello di Perugia in materia di affido condiviso.
Come è noto, in virtù dell’istituto dell’affidamento condiviso la responsabilità genitoriale è esercitata da entrambi i genitori che assumono, di comune accordo, le decisioni di maggiore interesse per la prole relative all’istruzione, educazione, scelte religiose, salute, tenendo pur sempre conto delle capacità e inclinazioni dei figli.
Affido figli, l’istituto
L’affido condiviso e il collocamento del minore con tempi paritari tra i due genitori esclude, di fatto, il pagamento del mantenimento da parte di uno dei due genitori: anche i giudici di appello confermano la sentenza del giudice del Tribunale civile di Perugia in merito alla separazione tra due coniugi con i figli che erano stati dati in affido condiviso con collocamento presso la madre.
Pertanto, la Corte d’Appello di Perugia ha confermato l’affido paritetico e il mantenimento diretto del figlio disposti dal tribunale in primo grado. Per i giudici, con sentenza n. 479/2021, in tal modo il bambino “ha ritrovato la serenità“.
Il bambino deve passare pari tempo sia con la mamma che con il papà; la corte di Appello, peraltro, ha stabilito l’addio all’assegno di mantenimento a favore di un contributo diretto da parte di entrambi i genitori.
In secondo grado, quindi, viene confermato l’affido paritetico e il mantenimento diretto, venendo rigettato il ricorso della madre che aveva presentato reclamo avverso il provvedimento di primo grado del tribunale che aveva sancito il collocamento del figlio con tempi uguali presso entrambi i genitori e senza prevedere alcun assegno di mantenimento, in considerazione dei redditi praticamente omogenei degli ex coniugi.
Affido figli, la ricostruzione della Corte umbra
Per la Corte umbra, è proprio grazie alla frequentazione paritetica dei genitori che il bambino ha realmente superato, in parte, le criticità connesse alla separazione, ritrovando “un’armonia”. In sostanza, per la Corte di Appello, dalla frequentazione paritetica dei genitori il minore ha trovato un proprio equilibrio psicologico, indispensabile per la sua crescita sana.
Pertanto, non vi sono motivi per ridurre i tempi di permanenza presso il padre, come desidererebbe la madre, perché anzi tale riduzione “potrebbe essere vissuta male dal bambino che in questo modo ha invece ritrovato almeno in parte la sua serenità”.
Confermato anche l’addio all’assegno di mantenimento, ribadendo la correttezza del provvedimento del tribunale di Perugia che, in ragione dei redditi dei genitori, ha disposto che ciascuno di loro, nel periodo di permanenza del figlio presso ognuno di loro, provveda a tutto ciò che serve senza pagare nessun importo all’altro.